Quelli del pubblico impiego sono lavoratori ‘speciali’. E’ l’unica categoria a prestare la propria opera a favore di altre persone. Si occupano della nostra salute, della nostra sicurezza, dell’educazione dei nostri figli. Ci assistono nella realizzazione dei nostri progetti di crescita, siano essi personali, culturali o scientifici.
Sono in molti a lamentarsi per una Pubblica Amministrazione inefficiente, incapace di essere realmente al fianco dei cittadini. Ma spesso i disservizi sono la conseguenza o di una carenza di risorse e strumenti necessari a svolgere quelle funzioni o di una pessima organizzazione di cui chi sta al vertice ha tutta la responsabilità. Così, l’impegno di quei lavoratori al servizio dei cittadini risulta vanificato.
Serve, allora, un’azione di modernizzazione. I lavoratori del pubblico impiego sono pronti ad accettare la sfida per accrescere la produttività e l’efficienza dei servizi pubblici. Ma qualunque riforma non può essere fatta contro di loro, perché di quei cambiamenti essi dovranno essere i protagonisti.
Noi chiediamo che nel settore pubblico abbia compiuta ed efficace applicazione lo stesso modello contrattuale del settore privato.
Negli ultimi dieci anni, i “costi della politica” sono cresciuti dell’80% mentre gli stipendi nel pubblico impiego sono rimasti al palo. E’ come dire che il datore di lavoro si è arricchito mentre il sottoposto si è ulteriormente impoverito.
Ora, il blocco della contrattazione aggrava la loro condizione economica mentre sprechi e consulenze proliferano ostacolando il corretto funzionamento dei servizi di cui tutti abbiamo bisogno. Se un lavoratore potesse, non sciopererebbe mai.
Rinunciare ad una giornata di stipendio è un verosacrificio. Ma per questi lavoratori, adesso, non c’è più scelta per far valere i loro e i nostri diritti. Quello di domani è uno sciopero di cittadini per tutti i cittadini.
Comprendiamone le ragioni e sosteniamolo.
E’ nell’interesse di noi tutti.
Pubblicato sul Corriere della Sera del 27 ottobre 2011