“… senza la riduzione dei costi non entri nella stanza della manovra, perché non puoi chiedere se non dai e non riduci se non ti autoriduci.”
Questa la dichiarazione pronunciata in conferenza stampa dal ministro dell’Economia in occasione della presentazione della manovra finanziaria il 30 giugno u.s, alla quale - come il più brutto dei refrain – non sono seguiti i fatti.
Il paese per l’ennesima volta si è svegliato dopo grandi prolusioni e previsioni salvifiche, con una stangata che colpisce duramente il ceto medio/basso della popolazione ( per definirsi manovra dovrebbe contenere misure di crescita e rilancio del piano industriale), che ancora una volta e di più non assicura il governo del territorio, non ci mette al riparo da eventuali rischi sistemici e vanifica di fatto il tanto richiamato federalismo fiscale.
Misure che definire inique è oramai puro esercizio di stile - ripetuto e superato - che di fatto colpiscono unicamente lavoratori dipendenti e pensionati che da sempre fanno il loro dovere con il fisco e che concorrono a ripianare i debiti di questo paese con una tassazione del reddito che in totale copre il 93,71% dell’imposta netta irpef.
Come l’ennesimo intervento sulle finestre di pensionamento che di fatto produrrà uscite anticipate e renderà nulli ai fini previdenziali i contributi versati oltre il quarantesimo anno di contribuzione.
O la previsione dei ticket sanitari e di pronto soccorso, i cui codici bianchi toccheranno maggiormente le tasche degli anziani privati di fatto sul territorio di valide e diverse forme di assistenza che salvaguardi adeguata prevenzione e protezione.
Un intero pacchetto che definiamo ‘azzardo morale’, per aver innalzato l’idea che i guadagni sono privati, le perdite socializzabili, i privilegi intoccabili.
E mentre la casta gioca l’ennesima stangata, il Portogallo viene declassato a ‘spazzatura’ e pericolosamente l’Italia scala la classifica: di fronte uno scenario internazionale in continua evoluzione, in cui a una economia diffusa gli stati non sono ancora in grado di rispondere contro i rischi di un sistema finanziario in grado di muovere miliardi di dollari nell’ombra, vi è la necessità e l’urgenza per l’Europa di risposte adeguate e interventi mirati di crescita e sviluppo che possano metterci al riparo da possibili rischi sistemici e continue speculazioni.
Interventi tanto più urgenti se all’agire economico immaginiamo nuovi modelli di governance capaci di dare una dimensione etica allo sviluppo: in questo quadro il concetto di democrazia economica assume un nuovo e accresciuto valore, tanto più ora, in un mondo in cui diverse temperature si stanno avvicinando in termini di povertà e disuguaglianze per l’incapacità della classe politica di saper leggere, riconoscere le trasformazioni e saperle governare.
Povertà, che secondo termini statistici significa dover spendere il 65-70% del reddito totale a disposizione per necessità primarie:casa,alimentazione,cura,trasporti e che fotografa in rigoroso bianco e nero la nostra realtà, tanto più ‘nera’ se rapportata alla nostra realtà territoriale, in considerazione dell’elevato costo della vita e progressiva erosione del potere d’acquisto delle retribuzioni.
Si è preferito invece fare cassa per non affrontare con responsabilità, etica del fare e interesse della collettività, operazioni che avrebbero dovuto essere concrete e coraggiose per rilanciare l’economia di questo paese e abbattere i costi di una cattiva spesa pubblica, vitalizi, cumuli di reddito da lavoro o da pensione con indennità parlamentari e/o regionali.
Perché non chiedere al Ministro Brunetta – pubblicamente - di stupirci con un contributo di solidarietà pari alla pensione che mensilmente riceve dall’INPDAP di euro 4.352,00 lordi?
In sintesi una manovra che determina un aumento della pressione fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati, con l’aggravante di un mancato inasprimento delle misure volte a combattere l’evasione ed elusione fiscale: se da un lato non possono prescindere da un equilibrato rapporto tra fisco e contribuente nonché certezza del diritto, dall’altro non possono essere condotte se non attraverso un sostegno fattivo in tema di politiche del personale che la pubblica amministrazione dovrebbe garantire. Sul punto è appena il caso di evidenziare che la mancanza di risorse e la sottrazione di competenze non solo territoriali ( vedi Equitalia), o la famosa circolare Befera che di fatto ha dato l’avvio alla c.d. ‘controriforma’ delle ganasce fiscali, certamente non inaspriscono o rendono maggiormente efficace la lotta all’evasione ed elusione fiscale.
Se oggi la società civile invoca tagli alla cattiva spesa pubblica e ai privilegi di cui godono i rappresentanti dello stato e alcuni partiti pongono al centro – ora - del dibattito politico la riduzione dei costi della politica, lo si deve alla tenacia con la quale la nostra Organizzazione Sindacale ha dato corso a iniziative in cui - dal dicembre del 2009 - si è registrata una prima larga condivisione delle parti sociali e datoriali sulla necessità di una riforma fiscale, non ultime le due grandi mobilitazioni nazionali di denuncia e proposta.
Ribadita la ferma opposizione e contrarietà verso ‘misure’ che colpiscono e penalizzano maggiormente i pubblici dipendenti che al blocco del turn over, blocco della contrattazione nazionale sine die,blocco degli adeguamenti retributivi a tutto il 2014, vedono sommare l’esclusione dai benefici previsti per il settore privato riguardo il trattamento previdenziale dei lavori usuranti e la detassazione sul salario di produttività, occorre dare corso a una forte mobilitazione della UIL che sostenga e amplifichi lo stato di agitazione proclamato dalle categorie del pubblico impiego.
Per questo riteniamo che la categoria debba indicare fin d’ora la data di una mobilitazione nazionale, propedeutica allo sciopero la cui proclamazione non debba avvenire oltre il mese di ottobre.
Mobilitazione che oltre la nostra identità di sintesi e proposte, esporti denunce concrete riferite non solo ai costi della politica: é giunto il momento di alzare il tiro e denunciare attraverso pubbliche iniziative - amministrazione per amministrazione - sprechi, consulenze, esternalizzazione dei servizi, incarichi; privilegi e benefits di cui godono i rappresentanti dello stato ( o grand commis).
Questo non solo quale segnale concreto di ferma opposizione e rivendicazione, quanto per evitare che altre OOSS oltre i facili slogan, possano ‘scippare’ il merito di aver lanciato la campagna contro i costi della politica e le petizioni per l’estensione dei benefici di cui sopra: dopo aver contrattato mentre altri stavano alla finestra a insultare, dopo aver messo la firma su accordi oltre che la faccia, sarebbe troppo e sarebbe un danno da evitare in previsione di una tornata elettorale così importante quale quella delle RSU del 2012 nel pubblico impiego, che si preannuncia tutta in salita.
In un quadro di crescente instabilità politico-monetaria, occorrono scelte di campo che oltre il contenimento del debito favoriscano la crescita del nostro paese, che certamente in termini di mancati consumi non può permettersi il lusso di tenere tre milioni e mezzo di lavoratori e le loro famiglie fermi e con i salari bloccati fino al 2015.
Dobbiamo chiedere a gran voce la modernizzazione della Pubblica Amministrazione: occorrono risorse, personale,occorre valorizzare la formazione, l’impegno e il merito, e per farlo occorre dare compiuta attuazione all’accordo del 4 febbraio: dobbiamo riprenderci la contrattazione sui posti di lavoro superando gli ostacoli normativi che ad oggi ne impediscono l’esercizio e per farlo occorre una grande mobilitazione di tutta l’organizzazione.
Il disorientamento che negli ultimi anni hanno vissuto i nostri iscritti può essere vinto solo se cominciano ad invertire la rotta e conseguire risultati per noi concreti; per questo è auspicabile che le forme di lotta e rivendicazione siano unitarie: laddove questo dovesse mancare, riteniamo la UILPA pronta ad assumersi politicamente ed organizzativamente l’onere di guidare anche soli la riscossa dei lavoratori pubblici!
Milano, 21 luglio 2011 La Segreteria UIL PA Milano