UILPA Milano e Lombardia
 

La trattativa per il rinnovo del CCNL delle Funzioni Centrali si prospetta più spinosa del previsto,
nonostante le risorse per il triennio 2025-2027 siano già state stanziate.
Il nodo cruciale rimane proprio la destinazione di questi fondi, un punto su cui è necessario fare chiarezza.

 Da tempo il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha proposto una soluzione al Ministro Zangrillo
che potrebbe sbloccare la situazione e riportare le parti al tavolo negoziale: utilizzare immediatamente la prima tranche
di risorse destinate al nuovo CCNL per adeguare la parte economica del ciclo 2022-2024.
In pratica, si tratterebbe di una “coda contrattuale” che aggiungerebbe circa 1,7 miliardi di euro al vecchio accordo.
Nessun costo aggiuntivo per l’Erario, nessun onere nuovo per i cittadini: i soldi ci sono, basterebbe un provvedimento legislativo per reindirizzarli.

Eppure, la risposta del Governo a questa soluzione è stata, finora, un assordante silenzio. Un muro che stride con la facilità con cui,
in questi stessi mesi, lo stesso governo reperisce ingenti risorse per altre voci di spesa.
Decine di miliardi di euro stanno per fluire dalle casse pubbliche per acquistare armamenti, in nome di una difesa da minacce esterne
i cui massimi rappresentanti, peraltro, smentiscono con insistenza qualsiasi intenzione bellica.
Viene da chiedersi quale sia la reale percezione della realtà dei nostri decisori.

La verità è lampante: in Italia i soldi pubblici, quando si vuole, si trovano. Si trovano per salvare banche fallite,
per alzare i tetti salariali dei vertici statali, per finanziare progetti faraonici (peraltro di dubbia utilità).
Si trovano per detassare le imprese, per defiscalizzare i premi ai lavoratori del privato, per efficientare energeticamente le seconde case,
per ripianare fondi previdenziali di categoria, o per missioni dai contorni opachi.
Non si trovano per garantire il riconoscimento economico a quelle persone che, ogni giorno, fanno funzionare la macchina dello Stato.
Dove sono finiti coloro che durante la pandemia da Covid-19 parlavano dei dipendenti pubblici chiamandoli “Volti della Repubblica”?

Questa miopia è il tratto distintivo di una classe politica preoccupata dall’idea di instaurare una normale dialettica sindacale
nella più grande “impresa” produttiva del Paese.
Tutta la produzione legislativa recente sulla P.A. sembra ispirata a un’unica logica: dilatare gli spazi di manovra delle amministrazioni,
riducendo il sindacato a un’entità fantasma.
L’inevitabile conseguenza è l’indebolimento della posizione giuridica di una forza-lavoro sempre più precarizzata,
come dimostrano in modo inequivocabile gli ultimi dati della Ragioneria Generale dello Stato
sull’impennata dei contratti a tempo determinato nel settore pubblico.

Mentre si cercano fondi per ogni evenienza, spesso discutibile, chi sostiene concretamente lo Stato viene lasciato nell’incertezza.
Una mancanza di visione che sta minando sempre più le fondamenta diritti di garantiti dalla Costituzione della Repubblica italiana.

A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione - © www.uilpa.it

Roma, 8 ottobre 2025

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