Quali sono gli obiettivi della Segreteria regionale in Lombardia?

Coordinare efficacemente le attività sull’intero territorio, seguendo le linee della Segreteria nazionale,
ma rispettando le specificità locali. Ogni territorio ha esigenze e sensibilità diverse.
Alcuni sono naturalmente portati alla sinergia, altri meno. Far comprendere quanto sia strategico
costruire sinergie tra categoria e Confederazione è fondamentale.
I risultati delle ultime RSU parlano chiaro: dove c’era cooperazione, c’è stato successo.

Esistono problemi di comunicazione tra i vari livelli dell’organizzazione?

C’è spesso una mancata comprensione dei propri ruoli e dell’importanza del flusso informativo.
Credo molto nell’autocritica. Se non riconosciamo i nostri limiti non li supereremo.
Non possiamo sempre ripeterci che tutto sta andando per il verso giusto. Serve onestà intellettuale.
Se la Segreteria nazionale viaggia a 100 km all’ora, non è accettabile che alcuni territori vadano a 20.
Questo divario rallenta tutto il sistema e mina la nostra efficacia.

Concretamente, nella sua attività quotidiana, qual è la criticità più evidente?

La difficoltà nel far circolare le informazioni. Produciamo materiali, idee, iniziative,
ma troppo spesso non arrivano dove dovrebbero. È un errore. Abbiamo strumenti come siti web,
canali social, uffici comunicazione, ma non li utilizziamo in modo omogeneo.
Anche quando è presente il supporto della Confederazione, qualcuno storce il naso,
come se fosse un vantaggio ingiustificato. La verità è semplice: se si lavora si viene supportati,
altrimenti le porte si chiudono. È una questione di reciprocità.

Come valuta il rapporto con la UIL Lombardia?

È un rapporto positivo, costante e pragmatico. Ci stanno vicini, ci ascoltano, ci aiutano. Hanno compreso,
anche grazie al nostro lavoro, quanto il pubblico impiego sia centrale. Per esempio, non erano a conoscenza
del fatto che il problema del precariato non è solo una piaga del settore privato, ma anche del pubblico.
Noi abbiamo mostrato loro che questo problema esiste nelle prefetture, nei ministeri, nelle questure.
Se il pubblico si ferma, si ferma tutto. E ora questo messaggio è stato recepito.

Siamo a conoscenza di alcune iniziative della Uilpa Lombardia. Ce ne parla?

Sì, l’esempio più interessante è la convenzione che siamo riusciti a stipulare tramite un dialogo con la Confederazione.
Convenzione che permette ai nostri iscritti di avere gratuitamente il servizio di compilazione del 730.
È una conquista importante. I sindacati autonomi investono molto in servizi. Dobbiamo farlo anche noi.
In passato, la Confederazione non metteva a disposizione fondi. Ora sì.
E questo è stato possibile solo perché abbiamo avuto il coraggio di porre il problema. Nessuno lo aveva mai fatto prima.

Parliamo ora di problemi sistemici. Quali sono i tre principali ostacoli che il comparto Funzioni Centrali deve affrontare in Lombardia?

Il primo è di natura culturale: manca la consapevolezza collettiva del valore della macchina pubblica.
Quando un cittadino si lamenta dei tempi per ottenere un certificato, non sa che dietro ci sono uffici sottorganico.
Invece di dieci persone, ce ne sono tre. Il secondo problema è strutturale: lo Stato,
che dovrebbe essere esempio di rispetto delle regole, spesso non applica neppure le normative di sicurezza,
come il decreto legislativo 81 del 2008. Lavorare a 35 gradi in estate o a 13 gradi in inverno è inaccettabile.
Il terzo è salariale: gli aumenti proposti nel rinnovo contrattuale sono ridicoli, ben lontani dal tasso d’inflazione.

Veniamo ai rapporti con le altre organizzazioni sindacali. Che idea ha oggi della CISL nel pubblico impiego?

Non ho difficoltà a dirlo: la CISL ha tradito i lavoratori pubblici. Lo dimostrano le loro scelte politiche, le designazioni,
l’atteggiamento ambiguo verso le vertenze più delicate. Eppure, molti continuano a sostenerli per abitudine, per spirito di corpo.
Se vogliamo essere credibili, dobbiamo avere il coraggio di rompere con chi ha indebolito il nostro lavoro.
Ma questa è una scelta che spetta alla Confederazione. Io, nel mio ruolo, continuo a denunciare solo ciò che vedo.

Qual è il futuro della contrattazione decentrata?

È incerto, ma non è detto che debba essere negativo. Il rischio di esclusione dai tavoli c’è,
ma io credo che si possa trasformare questo ostacolo in un’opportunità. Se non possiamo essere presenti nei tavoli,
dobbiamo esserlo nelle coscienze dei lavoratori. Dobbiamo spiegare perché non ci siamo, usare gli strumenti delle vertenze,
sostenere le RSU. E i risultati delle RSU ci dicono che il nostro messaggio di non firmare il CCNL è stato recepito.
Ora dobbiamo continuare su questa linea, con coerenza e trasparenza.

A cura dell’Ufficio comunicazione Uilpa

Roma, 21 luglio 2025

Articolo estratto dal sito https://www.uilpa.it